#ASCOLTALARTE

La parola che ho scelto per i miei contenuti è #ascoltalarte. Ma perché?

Le immagini, che noi definiamo “arte”, sono un linguaggio che parla a chi lo guarda, però non sempre il linguaggio è chiaro. Spesso ci troviamo davanti a “immagini sibilline”. 

Ma perché dobbiamo ascoltare l’arte? e che significa “immagini sibilline”?

IMMAGINI DI SIBILLE?

Anche.

Negli ultimi anni ho studiato molte immagini di sibille, per la precisione ho studiato tutti i tipi iconografici dal XV al XVIII secolo e ho visto che le immagini che ritraggono sibille sono tante e tutte diverse. Col tempo cercherò di mettere qui tutti i risultati dei miei studi, che stanno diventando un libro (lentamente, perché bisogna fare le cose per benino).

Le sibille sono profetesse che nascono dal politeismo della Grecia antica, attraversano epoche e culture e arrivano fino a noi cambiando spesso d’abito. Una cosa che non cambia, però, nemmeno col passare dei secoli, è il fatto che il contenuto degli oracoli sibillini è voce del dio e non è facilmente comprensibile dalla mente umana

 

Nella lingua italiana la parola sibillino significa infatti “poco chiaro”,

 Quindi le immagini sibilline sono immagini di sibille, ma sono anche immagini poco chiare 😃

immagini poco chiare

Noi siamo abituati a vedere una grande quantità di immagini durante la giornata: pubblicità, giornali, vignette, etichette, cinema…

Siamo abituati ad utilizzare soprattutto la vista, tanto che quello che vediamo ci sembra tutto ciò che c’è da guardare. Nel nostro linguaggio parlato, usare l’espressione “l’ho visto con i miei occhi” equivale infatti a dare una certezza.

Spesso dimentichiamo che siamo in grado di decifrare un’immagine semplicemente perché questa immagine è stata creata all’interno della nostra cultura e si basa su conoscenze di immagini e concetti che già possediamo.



dipinto noli me tangere

Jacopo di Cione (?), Noli me tangere, XIV secolo. Londra, National Gallery

Per esempio: guardando questo dipinto, così su due piedi, sembra di vedere un tizio che allontana una donna minacciando di colpirla con la zappa…

In realtà si tratta di un episodio della vita di Cristo. Gesù è appena risorto e dice a Maddalena di non toccarlo (precisamente, di non trattenerlo). Gesù viene rappresentato con la zappa perché Maddalena da lontano lo scambia per un giardiniere che si prende cura degli orti lì vicino. Per ricordare questo episodio a chi guarda l’immagine, spesso Gesù viene quindi rappresentato con la Zappa o la pala, a volte addirittura con il cappello di paglia…

La zappa, per chi conosce questa storia e questi racconti, è un elemento che serve a rafforzare il messaggio dell’episodio. La gente del XIV secolo lo sapeva riconoscere perfettamente. Noi oggi, invece, non siamo abituati a pensare a Cristo co la zappa, non si fanno prediche in chiesa dove si parla di questo dettaglio, quindi la scena per noi è un po’ più difficile da comprendere.

Quando si tratta di immagini create anni o secoli fa, chi le ha create non ha pensato certo a noi, ma a un altro pubblico. L’artista, e il committente che lo pagava, hanno pensato con menti del loro tempo, hanno deciso di creare immagini in linea con la loro cultura, perché il pubblico di quell’immagine sarebbe stato un insieme di persone a loro contemporanee. Il problema per chi guarda l’immagine oggi è quello di cercare recuperare quella cultura, di mettersi un po’ “nei panni” del pubblico originale.

Altro esempio: anche quando si immagina il futuro, lo si fa con la cultura di oggi: così in questa immagine futuristica del XIX secolo vediamo un postino volante.

A fine ‘800 La possibilità di volare era la grande novità della tecnologia, perciò un postino super-moderno dell’anno 2000 avrebbe senz’altro volato, la gente di fine ‘800 ne era sicura!  

cartolina XIX secolo

Cartolina avveniristica francese, fine XIX secolo

L’autore dell’immagine, per pensare al futuro, pensava al volo, non ha minimamente pensato a qualcosa come le e-mail, per esempio, perché internet era fuori dal suo immaginario. Quindi ecco la sua versione di “futuro” che ovviamente non corrisponde affatto a ciò che succedeva nel 2000. Noi, che guardiamo oggi quelle immagini, non cerchiano informazioni sul 2000, ma su come il 2000 veniva pensato a fine ‘800.

Perciò quando noi, oggi, guardiamo un’immagine (un dipinto, una scultura, ma anche una pubblicità) fatta tanto tempo fa,  il primo sguardo non è mai sufficiente a coglierne pienamente il significato. Bisogna guardare attentamente, fin nei minimi dettagli, e cercare di recuperare il tipo di cultura che quel pubblico, quell’artista e quel committente di tanti secoli fa avevano. In questo modo possiamo ascoltare l’immagine, e lei ci racconta qualcosa del “mondo” in cui è nata; non ci parla soltanto di bellezza o di decorazione, ma diventa un’ importante fonte da cui conoscere la nostra storia.

Far “parlare” un’immagine non è un’operazione semplice: c’è bisogno del lavoro esperto di uno storico (uno storico delle immagini, appunto) che abbia le competenze, sappia cosa guardare, dove cercarlo e a quali esperti chiedere consiglio. Ascoltarla, però, è un esercizio che apre un mondo di conoscenze: una specie di viaggio nel tempo.

Ultimo esempio: spesso troviamo questa immagine usata per rappresentare una sibilla, ma facendo attenzione ai dettagli si scopre che l’autore ha messo tutti gli elementi che servono per farci capire che si tratta di una Pizia (che non è sinonimo di sibilla. Si tratta di una figura molto diversa).

Il tripode su cui siede la profetessa, le foglie d’alloro, la crepa nel terreno con i fumi che escono, il piatto da cui beve dalla fonte… sono tutti elementi che si trovano nella storia della pizia e non della sibilla. Per distinguere le due profetesse, però bisogna conoscere bene quella loro storia. Questo vale per tutte le immagini. Tutte. Anche quelle che ci sembrano brutte, tutte sono porte per un viaggio nella cultura del passato

dipinto sacerdotessa di delfi di john collier

John Collier, Priestess of Delphi – 1891

Come nell’antichità c’era bisogno di qualcuno che interpretasse i detti sibillini, c’è bisogno oggi di qualcuno che racconti la storia “nascosta” dietro alla dell’arte. Io faccio questo.
Ma c’è pure bisogno di persone curiose appassionate, disposte ad ascoltare l’arte, se quelle persone siete voi, siete nel posto giusto 😊💚.