Goya all’inizio dell’800 viveva in una casa che viene chiamata Quinta del sordo (cioè casa del sordo) perché lui era sordo, e anche il tizio che ci abitava prima di lui pare lo fosse
comunque, sui muri di quella casa, Goya ha dipinto un sacco di roba con colori scuri e soggetti inquietanti, così sono stati nominati “pitture nere” dagli storici dell’arte
sempre gli storici dell’arte hanno dato un titolo a ciascuna opera, perché la mancanza del titolo è una cosa che non si può tollerare
A 50 anni dalla morte del pittore, i dipinti sono stati staccati dal muro perché il proprietario li voleva vendere all’esposizione universale di Parigi, poi alla fine sono arrivate al Prado
addirittura quando i dipinti erano ancora sul muro, si è pensato di mettere delle cornici intorno ai dipinti, perché evidentemente era forte la paura che la gente non li trovasse
e niente, la casa infine venne distrutta. Le riflessioni su cosa si perde quando si spostano le opere dal loro contesto le lascio a voi.
intanto metto questo dipinto qui, che è uno di quelli e forse rappresenta le Moire, o parche: le mitiche tessitrici della vita dell’uomo nella mitologia greca e poi romana
questo dipinto è stato nominato Atropo, il nome della moira che taglia il filo della vita dell’uomo. La ragione è ovviamente il paio di forbici che uno dei personaggi tiene in mano, bene in vista
di tutto il resto che riguarda le moire, le parche e le norne abbiamo parlato qui, col solito tono colorito che contraddistingue la mia comunicazione sui social 🙂
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