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Valorizzare e comunicare

La cultura intesa in senso antropologico è quell’insieme di valori, di significati, di relazioni che una comunità conserva e trasmette; ovviamente di questo insieme fanno parte anche gli oggetti. Gli oggetti sono nodi di una rete di significati, e questi significati li comunicano a chi li studia, se uno li sa studiare ovviamente.

Perciò anche gli oggetti fanno parte del nostro patrimonio culturale, e perciò li troviamo nei musei.

Anche le opere d’arte sono oggetti, oggetti che testimoniano il passato da cui arriva la nostra cultura, perciò non mi sta bene la narrazione che spesso se ne fa, quella basata su due concetti: “è bello” oppure “è vecchio” quindi è prezioso e bisogna conservarlo.

Il problema è che la bellezza è soggettiva, non tutti provano meraviglia davanti allo stesso oggetto e, soprattutto, non tutti traggono valore dal guardarla, ‘sta meraviglia, anche se la provano. Diventa un passatempo, del tipo “la domenica andiamo al museo a vedere cose belle che ci fanno dimenticare la settimana lavorativa”. Che va pure bene come discorso, ma non basta.

Cioè: se io penso che l’opera d’arte è di valore perché è bella o vecchia, non serve studiarla o valorizzarla: il valore sta lì, è nell’oggetto, io te lo faccio guardare e non mi devo sbattere troppo per far uscire informazioni dall’opera, per renderla parte della tua cultura.

Anzi, siamo arrivati al paradosso per cui se uno non capisce che la tale opera è un capolavoro, è una persona ignorante o, peggio, insensibile.

E io sta cosa non la sopporto

Prima di tutto perché poi succede che le opere meno appariscenti o meno vecchie vengono trascurate, e pure quelle fanno parte del patrimonio culturale, insomma!

E poi perché considerando il bello/vecchio e basta, perdiamo un sacco di opportunità di tirare fuori dall’opera insegnamenti che vanno oltre

Mi pare proprio fondamentale far capire al 100% della gente che fa parte di una comunità qual è il valore delle opere e del patrimonio, cioè io devo capire come l’esistenza di quell’opera mi migliora la vita, anche se non provo l’emozione della bellezza perché ho gusti diversi.

Per quello mi faccio in quattro per creare contenuti nei quali le opere d’arte vengono raccontate in modo diverso. E per questo racconto le storie della Sibilla Appenninica.

è fondamentale che capiamo il valore del patrimonio per noi, per la nostra vita di tutti i giorni, come singoli e come comunità, perché solo in questo modo saremo parte attiva nella tramsissione di queste robe per il futuro e quindi di creazione di nuovi significati e di cultura.

perché tanto più uno capisce il valore di quella roba, e lo sente, tanto più si prenderà cura di quelle cose e tanto più vorrà trasmetterle a chi verrà dopo di noi

E non solo! Tanto più uno capisce il valore di quella roba per sé, tanto più prentenderà che questo valore venga comunicato, quindi pretenderà che di chi si occupa del patrmonio culturale lo renda ben visibile, quel valore (valorizzazione)

e l’opera di questi operatori culturali non sarà più un discorso a senso unico dove ci spiegano le cose, ma un comunicare con chi ascolta e un creare insieme nuovi significati

e una volta che abbiamo creato insieme nuovi significati, quelle opere, quel patrimonio, guai a chi ce lo tocca, perché sul serio ci rappresenta, ed ecco che anche la conservazione diventa un’operazione di cui ci facciamo carico insieme, come comunità, non solo a parole.

È così che cresce la cultura, non meravigliandosi da soli davanti a un quadro bellissimo

Questa è la pagina di un libro di Daniele Manacorda, che si chiama (titolo un po’ infelice) “l’Italia agli Italiani” e parla in un certo senso di queste cose. In questo breve elenco ci sono alcune delle capacità che chi fa quello che faccio io deve imparare, a prova del fatto che si tratta di un lavoro che richiede professionalità e non di un hobby per il tempo libero.

Il libro è “l’Italia agli italiani” di Daniele Manacorda, si può trovare qui

Mancano però due cose, secondo me: la consapevolezza di parlare a persone che non sono contenitori vuoti da riempire di info sulle opere, ma persone che hanno una vita, delle conoscenze e delle cose in cui credono, e che sanno perfettamente cosa può essere di valore per loro; e quindi l’umiltà di chiedere in cosa puoi essere utile con le tue conoscenze, ancora prima di pretendere ascolto perché hai studiato un sacco di roba.

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