la magnificenza della tecnologia è una cosa in cui la nostra società crede da molto tempo
con la prima rivoluzione industriale, a fine ‘700, la tecnologia del vapore crea possibilità di lavorare il ferro in maniera nuova e utile. la gente fa passeggiate per vedere il panorama moderno e le colonne di fumo. Gli artisti, gasati come non mai, cominciano a rappresentare le grandi conquiste della loro epoca; per esempio in questo dipinto qui sotto
Philip James de Loutherbourg nel 1801 rappresenta il fiammante splendore di una forgia in un piccolo paese dell’Inghilterra. Però guardando questa immagine oggi, con la nostra idea di “fabbrica” o di “industria”, o di “miniera” ci sembra un inquietante incendio piuttosto che una grandiosa conquista tecnologica. .
poco più tardi la gente, gasata dalla novità del lavoro in fabbrica, si trasferisce in massa nelle città per lavorare.
Sappiamo come finirà la storia per gli operai, ma forse non sappiamo che iniziano così una serie di epidemie di colera, causate dalla sovrappopolazione e dall’aumento rapido ed esponenziale degli scarichi rovesciati nei fiumi da cui si attinge l’acqua (la più grave fu a Londra) .
Un secolo dopo, a inizio 900, i futuristi inneggiano alla tecnologia come mezzo di liberazione da tutto quello che era il passato: una sorta di morto deposito polveroso di faccende che si portavano avanti in nome di ideali stantii, buoni solo per gli anziani. Tra i sistemi necessari per rivoluzionare il mondo: la guerra.
e insomma, una cosa mi sembra accomunare un po’ tutte le epoche storiche: quando si ha la sensazione di vivere nel benessere, di aver scoperto una cosa importante, di aver risolto un problema, di aver fatto un “passo avanti” nella ricerca scientifica e tecnologica, non si pensa mai all’eventualità che questa possa ripercuotersi in maniera negativa nel mondo del futuro
non si giudica la storia, ma dato che la storia serve per ragionare sul presente: quanto sappiamo ragionare e scegliere oggi in ottica del prossimo futuro?
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