L’altro giorno, chiacchierando non so più con chi, è venuta fuori la frase “ma a che serve sapere che a dicembre nel medioevo ammazzavano i maiali?”
Bella domanda. Volevo svenire per esprimere tragicamente i miei sentimenti, come una vera diva, ma poi ho lasciato perdere perché c’era di che riflettere

Perché è vero che la storia è interessante, piena di curiosità, ci fa essere fascinosi quando chiacchieriamo con i nostri aneddoti eruditi. ed è pure vero che non si portano avanti soltanto le “cose utili”, perché altrimenti non mangeremmo il gelato.

Il problema è che adesso siamo in un momento storico in cui bisogna, e bisognerà sempre più, chiedersi perché conservare, spendere soldi, valorizzare un passato del quale sempre meno persone si interessano realmente – e cioè a cui sempre meno persone attribuiscono un valore –

Il mio pallino è quello di ragionare sull’utilità, perché ciò che non ti serve a niente lo butti, le cose a cui non riconosci un valore non te le porti mica dietro per secoli. Quando ti chiedi “perché sto facendo questo?” e la risposta ti convince, allora quella cosa ti è utile.

E c’è un motivo se alcuni gesti e alcune abitudini la gente se le è portate dietro sotto forma di immagini, di racconti, di gesti e di celebrazioni. In quel motivo sta il valore. Certo, se dico “sta roba la fanno da un sacco de anni”  sto prendendo in giro tutti, perché niente resta uguale-uguale per secoli, ma tutto cambia lentamente e sempre per un motivo.

Cercare di capire quel motivo significa recuperare tutte le componenti di un tessuto culturale, fare un percorso conoscitivo che ti connette con un territorio. è tipo un viaggio nel tempo, e quando lo faccio io si mangia pure!