Molto spesso chi studia certe materie dà per scontate alcune cose che invece non sono affatto scontate per qualcun’altro (un esempio è quando faccio qualche battuta stupida da secchiona e non ride nessuno…)
Perciò ho provato a fare questo giochino di riscrivere il cartello davanti a Santa Maria a pié di Chienti, che è uno dei miei luoghi preferiti nelle Marche e forse è troppo poco conosciuto
La Madonna di Loreto e le case marchigiane
Mi piacciono molto le case coloniche, le guardo sempre attentamente e cerco di immaginare l’aspetto che avevano quando erano abitate e curate, oppure le cose che faceva la famiglia che le abitava… anche chi non ha questa “passione” forse avrà notato che spesso queste case hanno, su una delle facciate, una piccola nicchia riservata a un’icona della Madonna. A volte nella nicchia si trova la statuetta dell’Immacolata Concezione (quella della visione di Bernadette, per capirci) molto spesso, soprattutto nelle Marche, è frequente vedere immagini della Madonna di Loreto.
Le immagini della Madonna di Loreto non sono però tutte uguali, il che è una particolarità interessante, perché attraverso la forma si dovrebbe riconoscere il personaggio (pensiamo per esempio a Babbo Natale: quando vediamo la sua immagine lo riconosciamo subito…) ma come si fa a riconoscere un personaggio ritratto da una forma che cambia sempre?
Le sibille eleganti di Nicola Amatore
A Visso, una delle città più colpite dai recenti terremoti, è legata una serie di dipinti che raffigurano dodici sibille; dodici dipinti scarsamente considerati dagli studiosi ma molto amati dagli abitanti della città. Questi dipinti sono stati trascurati dagli studiosi perché considerati di scarso valore artistico, osservarli nel dettaglio ci permetterà di raccontare una storia che parla di moda, di Europa, di commerci, di profezie e, in ultimo, di un legame tra le città di Visso e Genga.
Al termine di questa storia avremo gettato uno sguardo sul fertile patrimonio culturale dei sibillini e potremo riflettere sull’importanza di mantenere questo patrimonio sul territorio che l’ha generato.
Angeruta: sibille, donne, strolleche
Nel 2009 ho cominciato ad addentrarmi nella storia delle sibille; stavo studiando le dodici sibille dipinte da Nicola Amatore, che in quel momento erano conservate nel Palazzo dei Governatori.
Vado a Visso, passeggio per la strada, chiedo ai passanti se conoscono le dodici sibille e incontro un signore molto gentile (Valerio Franconi, che ringrazio ancora di tante preziose informazioni) che mi parla della storia della “strolleca” (astrologa, usato per “veggente”) Angeruta.
Col tempo, continuando a studiare i dipinti, mi accorgo che le dodici tele c’entrano molto poco con Angeruta e molto poco anche con la Sibilla dell’Appennino, ma la storia di Angeruta è molto interessante e la sua trama è tessuta sul territorio più di quanto si avverte la prima volta che ci viene raccontata.
Sibilla dell’Appennino: una risorsa dimenticata?
Con questo contributo si intende fornire uno strumento utile al residente, al decision maker, o al semplice turista, che voglia distinguere tra i numerosi testi, disponibili online e a stampa, i lavori scientifici da quelli non scientifici.
Si chiariscono innanzitutto le caratteristiche proprie del “mito” e successivamente l’origine delle diverse letture più o meno fuorvianti che ne sono state date.
Le Sibille di Nicola Amatore a Visso
Nel Palazzo dei governatori di Visso è conservata una serie di dodici dipinti che raffigurano le dodici sibille della tradizione rinascimentale. Si tratta di uno dei primi lavori di Nicola Amatore, pittore poco noto, che poco ha destato l’interesse degli storici dell’arte per via della scarsa qualità pittorica. Il soggetto, poi, è sembrato fino ad ora scontato per via del forte legame del territorio con la figura della sibilla.