Dal mio bagno, Gregorio Magno vi parla🚽
la quarta di copertina della “storia dell’arte” di Gombrich è una frase che Gregorio Magno scrisse al vescovo Sereno di Marsiglia
E guarda un po’: l’idea di chi ha pensato e pagato quelle che noi chiamiamo “opere d’arte”, era proprio quella di comunicare qualcosa, di far “leggere” un messaggio a chi non sapeva leggere il testo scritto.
l’immagine, che sia dorata, affrescata, scolpita, nasconde un codice che serve a comunicare. E quel codice la gente che guardava le opere lo conosceva bene😃
siamo noi che non lo conosciamo più, perché i tempi cambiano e la cultura pure, e noi, gente di oggi, guardiamo “opere d’arte” nei musei, o usiamo “le figure” per decorare un testo… in pratica: chiediamo all’immagine di essere “bella” o di “suscitare emozioni”😯
per avere informazioni, invece, vogliamo i testi scritti, i libri, “le fonti!”: di quelle ci fidiamo. però poi, allo stesso tempo, quando vediamo qualcosa “con i nostri occhi” siamo perfettamente convinti di aver visto “la verità”. “vedere per credere”, tipo…🤔
eh niente, da lì il corto circuito per cui un’immagine, se ci fai un po’ di chiacchiere sopra, diventa roba templare, reincarnazioni di Maddalena, Grandi Madri matriarcali e chi più ne ha più ne metta. 🙈🙉
Un fiore può diventare un marchio di antichi alieni, una pizia può diventare una sibilla, una croce diventa un marchio oscuro del priorato di Sion…🧐
e così quei poveri dipinti ci guardano, inermi, dalle pareti dei musei, e pensano: “ma che cavolo state a dì, ahhhhòòòòòò”.😆
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