questo è un affresco che si trova nella Chiesa di San Martino dei Gualdesi a Castelsantangelo sul Nera (MC) onestamente non so quale sia la sua situazione dopo il maledettissimo terremoto del 2016, ma già il fatto che fosse sopravvissuto al 1500 è interessante…
Infatti, dopo il Concilio di Trento, la Chiesa proibisce immagini che rappresentano “falsi dogmi” e effettivamente il significato di questo affresco non era un dogma, quindi se ne ordina la distruzione. Gli esemplari che restano, sono da attribuire probabilmente a parroci che non hanno voluto distruggere un’immagine davanti alla quale, in fin dei conti, si riponevano preghiere e speranze.
Il Cristo della Domenica rappresenta un’immagine di Gesù che viene “minacciato” dagli strumenti del lavoro, nella stessa formula con cui siamo abituati a vederlo minacciato dagli strumenti della Passione (la corona di spine, la lancia dei soldati…)
![Cristo con strumenti della Passione dipinto, ca 1420 - ca 1430](http://www.sigecweb.beniculturali.it/images/fullsize/ICCD1024506/ICCD11308835_GNU_F156EK.jpg)
Però questa volta gli strumenti della Passione sono sostituiti da strumenti del lavoro, come mai? perché il lavoro domenicale ferisce Gesù: questo è il messaggio dell’affresco, questo era il messaggio che i parroci volevano diffondere già dal 1200, e che diventa immagine nel tardo 1300-1400.
La domenica era diventata da tempo il giorno consacrato a Dio per i Cristiani (sostituendo il Sabato degli Ebrei) solo che non era facile per i nostri avi, che facevano mestieri profondamente legati alla terra, il lasciare il lavoro per un giorno. I ritmi della natura, la maturazione dei frutti, la lavorazione delle materie prime, non conoscono la pausa domenicale, e i lavoratori facevano fatica e rispettare il giorno di pausa. Perciò i parroci continuavano a lanciare questo messaggio, con parole e immagini.
Guardando attentamente intorno alla figura di Cristo, si vedono molti oggetti che possiamo riconoscere: strumenti di lavorazione della lana, strumenti di coltivazione della terra, di panificazione…
![](https://teafonzi.it/wp-content/uploads/2022/05/image-7.png)
Nell’esempio di Castelsantangelo abbiamo anche una punizione che viene inferta a chi non ha rispettato l’insegnamento del dipinto: i peccatori sono condotti dai diavoli all’inferno, e la scritta dice:
“li Diavuli cu li lacci han pigliati quilli che le Domeneche et le Feste commandate non an venerate et santificate et parerà dolcie lo peccato per menarce alle pene tanto amare.”
![](https://teafonzi.it/wp-content/uploads/2022/05/fsfd.png)
su questo tema potete consultare il libro di Dominique Rigaux Le Christ du dimanche. Histoire d’une image médiévale, ed. l’Harmattan, 2005
Oppure: Marco Ferrero, Il Cristo della Domenica: un’iconografia tra arte e religione. Un esempio vicentino, in “Progetto restauro. Trimestrale per la tutela dei Beni Culturali”, 42, 2007, pp. 33-37.
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