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Le Sibille di Visso: sibille d’Europa

Le dieci sibille elencate dalla prima cristianità diventano dodici nel corso del 1400 e si trovano rappresentate in contesti privati e religiosi. Nell’area dei Sibillini, e in generale nelle Marche, sono molte le raffigurazioni sibilline, una in particolare però, risulta molto, molto interessante e rivela un aspetto poco conosciuto dei Sibillini del passato: sono le sibille di Visso

Si tratta di dodici dipinti probabilmente pagati dal Comune della città all’inizio del 1600 secolo, sono state infatti conservate nella sala consiliare fino alla fine del Novecento, quando vennero trasportate nel museo e sistemate accanto ai manoscritti leopardiani, che il sindaco della città aveva acquistato nel 1869 “per ornamento suo e per la gloria d’Italia”.

Sibille, circa 1620, Nicola Amatore, prima del terremoto conservate a Visso, Palazzo dei Governatori

Forse per la loro scarsa qualità pittorica (sottolineata anche dallo storico Ansano Fabbi) che le tele sono state spostate nella sede attuale: siamo abituti a guardare i dipinti soltanto per la loro forma, e molto poco consapevoli, a volte, di quanto la forma sia portatrice di significati e storia, oltre che di “bellezza”…

è evidente che anche questi dodici dipinti, come ogni altro bene culturale, se lasciato sul suo territorio, possono contribuire all’“ornamento” della città, facendo luce su un momento della sua storia.

Ciascuna delle tele di Visso raffigura un ritratto di donna contenuto in una cornice ovale e un breve testo in rima, posto sotto la cornice, che corrisponde alla profezia della sibilla rappresentata. L’autore dei dipinti è Niccolò Amatore di Belvedere di Jesi, un artista poco noto che lavora per un lungo periodo nel territorio marchigiano, partendo proprio dal territorio intorno a Visso, dove si trovano alcune delle sue opere datate ai primi decenni del 1600. Si tratta di due dipinti rappresentanti la Madonna del Rosario, uno dei quali, datato 1632, è conservato nel Museo Civico-Diocesano di Visso e l’altro, risalente allo stesso periodo, a Castelsantangelo sul Nera. Allo stesso artista e allo stesso periodo potrebbe essere attribuita anche la Madonna della Pappa conservata sempre al museo di Visso. Altre opere si trovano nell’area circostante la città natale del pittore: nella chiesa di S. Maria Assunta a Genga si trovano una Crocifissione e una Immacolata Concezione datate al 1669. Il divario stilistico tra i due gruppi di opere evidenzia una maturazione tecnica del pittore, che risulta comunque molto attivo anche nella sua fase stilisticamente meno matura.

Le opere di Nicola Amatore

Secondo la tradizione tramandata oralmente dai Vissani le dodici sibille sarebbero ritratti di donne realmente esistite e vissute nella città all’inizio del Seicento, tempi in cui, come ancora oggi, le terre degli Appennini erano permeate di magia e le donne di Visso facevano “professione di predire le cose future” così come, ci racconta Cipriano Piccolpasso, fece la “maga” Angeruta, predicendo il papato ad Alessandro Farnese durante una sua visita a Visso nel 1522. Le tele sarebbero quindi un prodotto che ben inserisce Visso e la sua storia anche quotidiana e cittadina all’interno della “terra delle sibille”.

Guardando attentamente le tele si notano però alcuni dettagli che collegano il ciclo e la città anche a un panorama culturale molto più ampio.

Diverse sibille

Osservando le vesti, si nota che le dodici donne non sono raffigurate come figure antiche, vestite di ampi abiti e mantelli come quelle dipinte nel santuario dell’Ambro da Martino Bonfini o nella Cappella Sistina da Michelangelo, né sono rappresentate col turbante in capo, simili a maghe orientali vestite con colori cangianti, come quelle dipinte da Guercino. Le sibille di Visso seguono un nuovo modello e indossano delle vesti che a fine Cinquecento e inizio Seicento erano previste per gentildonne e signore nobili e sono adornate da gioielli e vezzi di perle alla moda seicentesca, modelli che troviamo raffigurati anche da Caravaggio.

Questa nuova formula iconografica deriva da una serie che ha avuto un impatto decisivo, a livello europeo, sul modo di rappresentare le sibille dalla fine del Quattrocento al Settecento; la formula è inventata e diffusa dall’incisore zelandese Crispijn de Passe nel volume XII Sibyllarum Icone Elegantissime, uscito a stampa a Colonia nel 1601, solo venti anni prima dell’esecuzione delle tele di Visso!

Quando viene stampato questo volume i libri illustrati erano ancora rari: normalmente le incisioni venivano vendute in singoli fogli sciolti che l’acquirente sceglieva e rilegava secondo il proprio gusto, spesso guidato più dalla piacevolezza delle immagini che dal loro valore didattico o culturale. Come molti protestanti, però Crispijn de Passe deve viaggiare da una città all’altra in base ai cambiamenti delle leggi sulla religione; a Colonia apre un laboratorio nel quale incide, stampa e rilega i libri da solo, producendo in un unica bottega il lavoro che normalmente veniva svolto da almeno tre professionalità diverse: può così portare con sé il suo lavoro ovunque vada senza dover dipendere da nessun altro artigiano.

Per aumentare il suo giro d’affari collabora con il letterato calvinista Matthias Quad, che gli suggerisce (o almeno così dichiara) di creare una nuova immagine per i ritratti delle dodici sibille e stampare un volume nuovo, moderno, da poter vendere sia agli studiosi che ai giovani studenti abituati e collezionare immagini di belle ragazze come ricordo dei viaggi di studio. Mentre De Passe crea i ritratti delle sibille, Matthias Quad pensa ai testi da inserire nel volume dei quali non parliamo qui (ne parlo meglio nell’articolo che cito qui alla fine).

Le “immagini sibilline elegantissime” di De Passe (1601)

Con testi di matrice protestante e immagini accattivanti, le sibille sono pronte per arrivare nei palazzi dei privati e inserirsi nel clima culturale e intellettuale europeo, all’interno del quale la figura della sibilla sta perdendo gradualmente il suo significato religioso.

Il pittore delle sibille di Visso non è infatti il solo a rifarsi a questo modello: altri pittori e da numerosi incisori in tutta Europa riproducono le sibille di De Passe, ciascuno in un modo diverso; i testi in latino e greco che accompagnano le sibille vengono tradotti nei vari “volgari”, cioè nelle lingue che la gente comune, non studiosa, parlava quotidianamente. Così accade anche per i dipinti di Visso, dove le sei righe della profezia di ciascuna sibilla sono in volgare e in rima. Probabilmente Niccolò Amatore ha copiato da questo libro moderno di così grande successo sia le immagini che i testi, questo si deduce dal fatto che ha commesso un bel po’ di evidenti errori di trascrizione 😃 (saper scrivere e/o leggere non era qualità richiesta a un pittore).

La stessa cosa devono aver fatto i numerosi artisti che hanno riprodotto e rielaborato i modelli di De Passe per soddisfare le richieste di committenti privati; si rifanno a questi modelli (solo per citarne alcuni) i dipinti della collezione Querini Stampalia, custodita a Venezia dalla fondazione omonima, il ciclo dipinto da George Jamesone e custodito all’Università di Aberdeen in Scozia e le tele di Pedro Sandoval dipinte per decorare il Palacio de Minería di Città del Messico.

Le sibille vissane, infine, hanno qualcosa in più rispetto alle loro “colleghe” europee e messicane: sono le più antiche che conosciamo e le più vicine al modello originale: significa che a Visso c’erano committenti moderni, aggiornati e in sintonia col gusto europeo! Visso, che siamo abituati a pensare come a un piccolo centro di montagna, si inserisce molto precocemente in un panorama di circolazione di modelli e testi di portata europea. Altro che provincia 😄

Altri esempi di iconografie riprese da De Passe

Le sorprese che la rete di relazioni e le numerose notizie che queste tele possono raccontare a chi visita Visso potrebbero essere motivo di vanto per la cittadina (forse così pensava chi, a metà dello scorso secolo, ha commissionato le copie del ciclo). Da esse potrebbe partire un progetto di valorizzazione dell’intera città, cavalcando anche il diffuso interesse per tematiche sibilline.

Purtroppo, a causa del maledettissimo terremoto, le sibille sono ora custodite in un deposito della Diocesi di Camerino, e non sappiamo quando potranno tornare a Visso.

Spero molto presto, perché ho promesso di non andare dal parrucchiere fino a che non torneranno 😃😆

Sulle sibille di Visso e la loro nuova iconografia ho scritto di più IN QUESTO LIBRO

[T. Fonzi, Le dodici sibille di Nicola Amatore di Belvedere di Jesi nel Palazzo dei Governatori di Visso, in Nel cuore dei Sibillini. Pellegrinaggio e immagni nel territorio del Santuario dell’Ambro, Atti del convegno (Montefortino, 20 ottobre 2012) a c. Di G. Capriotti, E. Diamanti, O. Diamanti, Tau Editrice, Todi (2019), pp. 159-178.]

Sulla storia dell’iconografia sibillina, invece, è in arrivo un libro, però abbiate pazienza, perché lo sto terminando in questi giorni 😃

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