La storia della Sibilla Appenninica, che è la mitica fata dei monti Sibillini e che io studio da un sacco, è stata tramandata oralmente per secoli
di racconto in racconto, è cambiato il modo di rappresentarla, di trasmetterla, di farla propria e di sceglierla tra i mille racconti possibili da fare
“un casino” direbbe qualcuno: sono tutte testimonianze orali, non ci puoi fare niente, non ci trovi “la verità”
“la strada per la verità” direbbe un altro, perché gli anziani sono saggi e sanno cose, se lo dice un anziano allora “è vero”
per me è una figata, perché i cambiamenti non ti parlano del racconto, ma di chi ha scelto di portartelo, ed è così che funziona la memoria: ti parla di chi te la consegna
ma non ti farà mai arrivare alla “verità”, che poi, parliamone…
Maurilia, questa pagina delle “città invisibili” di Italo Calvino, che è uno dei miei libri preferiti, ci può aiutare a riflettere su queste cose…
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