coincidenze fatate! la magia esiste raga 🧙🧚 . se la Sibilla dell’Appennino a un certo punto viene raccontata come una fata, come faccio a capire il perché? 🤓 .
cercare Una sibilla sui Sibillini
L’Appennino umbro-marchigiano non è l’unica zona in cui sono presenti racconti su una sibilla. Le sibille, fin dall’antichità, sono figure indefinite e quindi si prestano ad essere interpretate e assimilate dalle più varie culture, quindi ciascuno le ha narrate a suo modo.
Sui Sibillini, però, la presenza della profetessa è talmente importante da dare il nome a una parte di territorio, a un monte, e a numerose zone su cui insistono i racconti che la riguardano. La Sibilla dell’Appennino, poi, ha delle particolarità che sono solo sue e derivano dall’intreccio tra la sua storia e quella del territorio, un intreccio che dà senso e valore ad entrambe solo se vengono ricordate insieme. Ma non sempre questo accade, purtroppo.
Feste sibilline e senso delle tradizioni
Come è fisso l’ordito in un telaio, così sono fissi il tempo e le condizioni che un territorio detta a chi ci vive. In un dato posto e in un preciso momento una comunità puà avere bisogno di definirsi, o di farsi coraggio, di spiegare a sé stessa qualcosa, di festeggiare, o di mostrarsi ad altre comunità. Le feste e le tradizioni servono a questo, a ricordarci chi siamo.
Nel telaio, però, la trama non è “fissa”, la decorazione è da decidere, così come le reazioni che la collettività può avere ad un evento su cui non ha potere, così come la trama delle storie che si tramandano di generazione in generazione.
Sui Sibillini è tessuta la trama di una storia, quella della Sibilla dell’Appennino, che cambia sempre forma e “decorazione”.
Angeruta: sibille, donne, strolleche
Nel 2009 ho cominciato ad addentrarmi nella storia delle sibille; stavo studiando le dodici sibille dipinte da Nicola Amatore, che in quel momento erano conservate nel Palazzo dei Governatori.
Vado a Visso, passeggio per la strada, chiedo ai passanti se conoscono le dodici sibille e incontro un signore molto gentile (Valerio Franconi, che ringrazio ancora di tante preziose informazioni) che mi parla della storia della “strolleca” (astrologa, usato per “veggente”) Angeruta.
Col tempo, continuando a studiare i dipinti, mi accorgo che le dodici tele c’entrano molto poco con Angeruta e molto poco anche con la Sibilla dell’Appennino, ma la storia di Angeruta è molto interessante e la sua trama è tessuta sul territorio più di quanto si avverte la prima volta che ci viene raccontata.
Sibilla dell’Appennino: una risorsa dimenticata?
Con questo contributo si intende fornire uno strumento utile al residente, al decision maker, o al semplice turista, che voglia distinguere tra i numerosi testi, disponibili online e a stampa, i lavori scientifici da quelli non scientifici.
Si chiariscono innanzitutto le caratteristiche proprie del “mito” e successivamente l’origine delle diverse letture più o meno fuorvianti che ne sono state date.