La Sibilla dell’Appennino “abita” soprattutto la cultura orale, perciò non abbiamo molte sue immagini. Una delle pochissime è quella dipinta da Adolfo De Carolis nel Palazzo del Governo di Ascoli Piceno (1910 circa).
De Carolis è un pittore simbolista, cioè uno che vuole rappresentare non tanto la realtà oggettiva, ma un’idea, che deve essere comunicata attraverso le forme stimolando la soggettività di chi guarda.
La Sibilla dell’Appennino, con tutti i significati che porta con sé, è un tema perfetto per l’artista che deve rappresentare la montagna nella parete del Palazzo.
il pittore non dipinge la sibilla malefica delle leggende medievali ma quella “antica” che sembra parte di un mondo a noi precluso per tempo e possibilità. Intorno a leim però, scene del lavoro di pastori e contadini ci ricordano che la sua storia è legata alle loro vite.
La sibilla è misteriosa e pensosa, ha una posa simile a quelle della Cappella Sistina ma è più evanescente, tutta nascosta nell’ampio panneggio. Vicino a lei ci sono figure eteree che rappresentano fiumi e sotto ai suoi piedi i libri delle profezie: un sapere a noi nascosto, come ci sono nascosti i suoi pensieri.
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